Occorrono 8 miliardi l’anno per assistere gli anziani

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In Italia vivono circa 3,8 milioni di persone anziane non autosufficienti. La legge sulla non autosufficienza c’è, ma i decreti attuativi e gli investimenti mancano, con la conseguenza che quasi la metà (45%) degli anziani è affidato soltanto alla cura di un familiare. È questo l’allarme lanciato dalla Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg).

Cresce il numero di anziani non autosufficienti nel nostro Paese

Gli anziani non autosufficienti che vivono in Italia sono circa 3,8 milioni: un numero che richiederebbe tra i 7 e gli 8 miliardi di euro per l’adeguata assistenza che necessitano. La metà (45%) degli anziani è affidato soltanto alla cura di un familiare. E, considerando familiari e caregiver impegnati nella loro assistenza, sono quasi 10 milioni le persone coinvolte su cui attualmente ricade il maggior carico dell’assistenza sociosanitaria, anche sotto il profilo economico.

Mentre diventano sempre meno i posti disponibili nelle Rsa, il numero degli anziani non autosufficienti continua a crescere: secondo la Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) diventeranno 4,4 milioni nel 2030 e 5,4 milioni nel 2050.

Limitata l’offerta di strutture residenziali destinate agli anziani

Al primo posto per aspettativa di vita alla nascita, pari a 83 anni, e per anni vissuti in salute, in media quasi 72, l’Italia è in fondo alla classifica per la capacità di offrire ai propri anziani assistenza a lungo termine. Con appena 19 posti per 1000 abitanti over 65 anni, abbiamo la più bassa disponibilità di strutture residenziali destinate agli anziani. A indicarlo sono i dati del documento “Il Servizio sanitario nazionale compie 45 anni”, realizzato dall’Ufficio valutazione e impatto del Senato che confronta i nostri numeri con quelli di 7 Paesi: Canada, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti e Svezia. Oggi appena il 6,3% delle persone non autosufficienti è ospitato in una struttura residenziale. Si tratta soprattutto di “grandi anziani” over 85, spesso con demenza e una limitata aspettativa di vita. Meno dell’1% usufruisce di servizi in strutture semiresidenziali. Il 21,5% beneficia di servizi di assistenza domiciliare, ma con un’intensità media di 15 ore l’anno. Circa 1 milione, pari al 26% è assistito da una badante, il restante 45% è affidato soltanto alla cura di un familiare.

L’auspicio

“La legge n. 33 del 2023 entrata in vigore lo scorso 31 marzo è, nel complesso, una buona legge che contiene le indicazioni per cambiare radicalmente l’assistenza agli anziani secondo criteri geriatrici, con più servizi domiciliari, residenziali e semiresidenziali, una diffusione più equa di questi servizi tra le regioni e l’introduzione dell’indennità di accompagnamento che diventa prestazione universale per gli anziani non autosufficienti”, ha dichiarato all’Ansa Andrea Ungar, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria e Ordinario di Geriatria all’Università di Firenze. “Tutto si gioca sui decreti attuativi attesi per gennaio 2024 e sulla prossima legge di bilancio che deve assolutamente prevedere il graduale incremento di risorse necessarie a concretizzare la riforma – sottolinea Ungar -. L’auspicio è che i 10 milioni di persone, tra anziani, familiari e caregiver, che sperimentano quotidianamente la realtà pratica della non autosufficienza, trovino presto una risposta della politica pronta a raccogliere l’importante sfida di migliorare e rafforzare questo settore del welfare, da troppo tempo trascurato”.

Articolo tratto da fondoassistenzaebenessere.it

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