Esami e visite, nuove tariffe

ticket sanitario

Ad aprile entreranno in vigore nuovi ticket per esami e visite nel Servizio sanitario. La spesa per i
cittadini non cambierà molto e le prestazioni si uniformeranno a livello nazionale.

Ad aprile di quest’anno entreranno in vigore le nuove tariffe di esami e visite mediche erogate dal Servizio sanitario
nazionale, dopo che lo scorso anno (aprile 2023) è stato siglato l’accordo tra Stato e Regioni. Erano attese dal 2017, anno in cui sono stati ridefiniti i Livelli essenziali di assistenza (Lea), ovvero l’insieme delle prestazioni sanitarie che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a erogare ai propri cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione, il ticket: si va dagli screening oncologici alle vaccinazioni, da esami e visite specialistici all’assistenza di medici di famiglia e pediatri, agli interventi chirurgici e così via.
Adesso spenderemo di più? In media, no
Con la definizione dei nuovi ticket, non solo entrerà in vigore la nuova lista di esami e trattamenti ambulatoriali aggiuntivi previsti dalla revisione dei Lea, ma sono stati anche ridefiniti i prezzi delle varie prestazioni, che sono state uniformate a livello nazionale.
Le nuove tariffe azzereranno le differenze tra Regioni, ridefinendo l’importo del ticket, ovvero il contributo previsto per ogni cittadino quando si reca in ospedale oppure in ambulatorio per una visita, un esame o un trattamento.
Di questi tempi, la prima domanda che viene è: spenderemo di più?
La risposta è tranquillizzante: in media, no. Nell’uniformare le tariffe a livello nazionale, alcune aumenteranno, altre diminueranno, ma nel complesso si spenderà più o meno lo stesso.
Come spiega Laura Filippucci, esperta di spesa sanitaria ad Altroconsumo: «Si è trattato sostanzialmente di un lavoro di
uniformazione a livello nazionale, di cui c’era davvero molto bisogno: negli anni, infatti, le Regioni avevano potuto variare le tariffe, per cui paradossalmente, un cittadino italiano residente in Toscana spendeva diversamente
rispetto a uno residente in Veneto per la stessa prestazione.
Nel complesso, i nuovi ticket non si discostano molto dal valore medio che avevano in precedenza: certo, per una singola prestazione succede che in alcune Regioni da aprile si dovrà pagare un pochino di più rispetto all’anno scorso, in altre di meno. Ma non si tratta di grosse differenze. Resta fermo comunque il limite massimo del ticket, ovvero del contributo che deve essere versato dal cittadino, che resta uguale a 36,15 euro, anche se nella ricetta ci sono più prescrizioni, fino a un massimo di otto.
Questo significa concretamente che, qualsiasi sia l’importo del ticket per una prestazione, non spenderemo comunque mai più di 36,15 euro».
Avremo prestazioni maggiori?
Quanto alla revisione dei Lea, cioè dei Livelli essenziali di assistenza, aveva due obiettivi: sia rendere uniforme l’offerta di assistenza ambulatoriale sull’intero territorio nazionale, riducendo le differenze venute a crearsi tra le Regioni sia, e soprattutto, fare ordine tra gli esami, le visite e i trattamenti offerti dal Servizio sanitario, eliminando prestazioni diagnostiche e terapeutiche ormai obsolete per introdurne di nuove.
Spiega ancora Laura Filippucci: «La prima definizione dei Lea risale al 2001: per stare al passo con i tempi le singole Regioni hanno potuto aumentare le prestazioni offerte.
Il risultato? Si sono generati in pratica 21 servizi sanitari pubblici leggermente differenti, con prestazioni aggiuntive rispetto ai Lea, oltre che come abbiamo visto ticket di importo variabile.
Ora questa situazione dovrebbe interrompersi e tutti i cittadini dovrebbero avere a disposizione le stesse prestazioni nel loro territorio, anche se per chi abita nelle Regioni già meglio organizzate e che
fornivano più prestazioni non ci saranno differenze».
Tra le novità messe a disposizione di tutti i cittadini ci sono:
– l’introduzione a livello nazionale delle procedure di procreazione medicalmente assistita (PMA), fino ad oggi erogata solo in regime di ricovero e con importanti differenze in termine di accesso al servizio e costo del ticket tra le Regioni;
– la consulenza e l’indagine genetica per determinate malattie con componente ereditaria;
– alcune prestazioni a elevato contenuto tecnologico (come l’adroterapia) o di tecnologia recente (come l’enteroscopia con microcamera ingeribile o la radioterapia stereotassica), che oggi grazie all’innovazione tecnologica possono essere erogate in regime ambulatoriale.
Nel caso delle visite specialistiche o degli esami di diagnostica, in più casi la revisione delle prestazioni porta a una maggiore precisione nella definizione e nel contenuto della prestazione: per esempio, se oggi una prima visita cardiologica è genericamente indicata come “prima visita” senza ulteriori specificazioni, da aprile sarà indicata chiaramente come “prima visita cardiologica” e verrà precisato che include sempre un
elettrocardiogramma.
Da ricordare che in alcune Regioni queste prestazioni erano già disponibili: quindi per alcuni non cambierà praticamente niente.

Resta la questione delle liste d’attesa
Avere uniformato prestazioni e tariffe a livello nazionale, senza aumentare in media le spese per i cittadini, è un passo avanti, in controtendenza con quanto avvenuto negli ultimi anni.
Fare ordine tra esami, visite e trattamenti offerti dal Servizio sanitario eliminando prestazioni diagnostiche e terapeutiche ormai obsolete per introdurne di nuove è un ulteriore buon passo. Tuttavia, dalla teoria bisogna passare alla pratica, mettendo mano alla spinosa questione delle liste d’attesa.
Oggi sono talmente lunghe che in troppi casi rischiano di rendere teorica l’esistenza stessa di un
Servizio sanitario a disposizione dei cittadini: di fronte ad attese che a volte superano diversi mesi o un
anno, ci si rivolge al privato.
Ridurre le attese, dunque, dovrà essere il prossimo obiettivo.

Tratto da https://www.altroconsumo.it/

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