Assistenza anziani: cosa (non) prevede la riforma

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Il Governo ha approvato il decreto attuativo della Legge delega n. 33 del 2023 per il supporto agli “over” non autosufficienti. Secondo oltre 60 organizzazioni, mancano interventi strutturali e alcune misure attese non sono citate nel testo.

 

La popolazione italiana sta invecchiando: entro il 2050 gli over 65 dovrebbero diventare il 35% del totale contro il 23,2% di oggi. Molti di loro faticano a accedere ai servizi di cura e assistenza previsti dal Sistema sanitario nazionale. Il recente decreto attuativo della Legge delega n. 33 del 2023 si propone di riformare l’assistenza agli anziani non autosufficienti, come previsto dal Pnrr. Diversi punti di revisione della normativa previsti in origine dalla legge, però, all’interno del decreto di attuazione non compaiono.

Dei 6,9 milioni di over 75 in Italia, secondo Istatoltre 2,7 milioni hanno gravi difficoltà motorie e non sono in grado di svolgere in autonomia le attività quotidiane più essenziali; 1 milione di loro vive solo e 100.000 non possono accedere a servizi a pagamento di assistenza per via di condizioni economiche precarie. Nel frattempo, 200.000 anziani vivono nelle residenze sanitarie assistenziali, le cosiddette Rsa.

In assenza di un coordinamento comune sulla programmazione delle misure sanitarie, sociali e di erogazione delle risorse economiche previste, l’accesso ai servizi di assistenza risulta spesso complesso. La legge approvata nel 2023 introduceva il Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (Snaacon l’intento dichiarato di favorire la gestione condivisa delle politiche di sostegno agli anziani a livello nazionale, regionale e locale. Nel decreto, lo Snaa diventa uno strumento per coordinare i vari servizi sociali, ma non per gestire in modo integrato tutti gli interventi pubblici dedicati agli anziani non autosufficienti.

Allo stesso tempo, il decreto riduce le valutazioni necessarie a stabilire la condizione di non autosufficienza, e quindi l’idoneità ad accedere ai servizi di supporto. Le valutazioni richieste ai cittadini da 6 diventano 2, ma al momento il decreto non stabilisce in cosa consistono queste procedure, rimandando ad atti successivi.

In risposta alla Missione 6 del Pnrr, che prevede di fornire l’assistenza domiciliare al 10% della popolazione over 65 entro la metà del 2026 (con un incremento del 5% rispetto alla percentuale di oggi), il decreto aumenta di 250 milioni l’investimento mirato a fornire la relativa presa in carico. Ma secondo le oltre 60 organizzazioni che compongono la coalizione sociale radunata sotto il nome di Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienzanon è abbastanza: “Nel passaggio dalla Legge delega al decreto attuativo viene cancellata la prevista riforma dell’assistenza a casa. Si sarebbe dovuto introdurre un modello di servizi domiciliari specifico per la non autosufficienza, oggi assente nel nostro Paese”.

Le critiche sono dirette anche nei confronti della prestazione universale, ovvero un’erogazione nei confronti di tutti gli anziani non autosufficienti e che può aumentare in base al bisogno di assistenza specifico, così da ricevere l’aiuto di badanti o organizzazioni del terzo settore che forniscono assistenza dedicata. Per la sperimentazione di questo intervento, che avverrà tra 2025 e 2026, il decreto stanzia 500 milioni di euro.

Tuttavia, dicono le organizzazioni, gli 850 euro mensili per utente che questa prestazione universale potrà fornire si aggiungono all’indennità di accompagnamento che già esiste, senza riformarla né renderla strutturale. “Inoltre – proseguono le organizzazioni – per ricevere la misura temporanea sono richiesti non solo un elevato bisogno assistenziale ma anche ridotte disponibilità economiche. Viene così introdotto il principio che si può fruire dell’assistenza per la non autosufficienza solo se, oltre a trovarsi in questa condizione, si è poveri mentre attraverso il welfare è necessario sostenere anche le classi medie”.

Per le condizioni di accesso stabilite dal decreto, secondo le stime fornite, la nuova prestazione universale sarà fruita da 30.000 persone over 80, su un totale di 1 milione.

Tratto da https://www.lasvolta.it/

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